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Un pò di storia

 

In Italia, come in altri paesi, l'attività  di rilevamento, validazione, archiviazione e pubblicazione delle grandezze meteoclimatiche  gestita, da quasi un secolo, dal Servizio Idrografico.

Il sistema di rilevazione sistematica dei dati idrologici nacque in Italia all' inizio del XX secolo con l' stituzione dell' Ufficio Idrografico del Magistrato delle acque di Venezia nel 1907 e dell' Ufficio Idrografico del Po nel 1912. Successivamente, nel 1917, furono creati gli altri Uffici Compartimentali come sezioni autonome del Genio Civile e nel 1919 un Ufficio Idrografico centrale.

Nel 1970 gli Uffici Compartimentali delle regioni a statuto speciale vennero trasferiti alle Regioni. Successivamente nel 1991 il Servizio Idrografico venne trasferito dal Ministero dei Lavori Pubblici alla Presidenza del Consiglio, all'interno del Dipartimento dei Servizi Tecnici Nazionali. Tale trasferimento sembrava rispondere al mutato ruolo del Servizio Idrografico che da struttura di supporto nella rilevazione di dati finalizzati alla progettazione di opere pubbliche (da cui la collocazione nel Ministero dei Lavori Pubblici) diventava un servizio tecnico a supporto di vari settori (dall'ambiente, ai lavori pubblici, alla protezione civile ecc.) da cui la collocazione nella Presidenza del Consiglio.

Dopo poco più di un decennio dal suo trasferimento nella Presidenza del Consiglio, il Servizio Idrografico Nazionale fu di fatto smantellato in quanto nel 2002 la competenza, in conseguenza del decentramento amministrativo introdotto con la legge 59/97 ed il D. L.vo 112/98, passa alle Regioni e come struttura nazionale rimase solo un servizio dell'Agenzia per la protezione dell' Ambiente (APAT- oggi ISPRA) incaricato di raccordare a livello nazionale le attività  dei servizi regionali.

Il trasferimento alle Regioni, che era già  avvenuto nel 1970 per le regioni a statuto speciale, ha creato realtà  notevolmente diverse sia nell' individuazione delle strutture regionali incaricate di gestire il servizio idrografico, sia nei livelli di efficienza del servizio.

L' attività  di coordinamento da parte dell' ISPRA, non essendo sancita in maniera chiara dalla legge, non ha avuto modo di tradursi in maniera operativa, per cui oggi, esistono realtà  notevolmente diverse nelle varie Regioni.

Per quanto riguarda in particolare la Calabria, il suo territorio ricade interamente nel territorio dell' ex Compartimento Idrografico di Catanzaro, che gestiva il territorio di tutti i bacini idrografici compresi tra il Bradano ed il Noce, comprendenti oltre che l' intera Regione Calabria anche buona parte della Regione Basilicata ed una piccolissima parte della regione Puglia.

Al trasferimento delle competenze dallo Stato alle Regioni, la struttura dell' ex Ufficio Compartimentale di Catanzaro fu trasferita alla Regione Calabria, mentre le stazioni di monitoraggio ed i dati (cartacei ed elettronici) relativi al territorio lucano Regione Basilicata, nonché la sezione staccata di Potenza dell' Ufficio Compartimentale furono trasferiti alla Regione Basilicata.

La Regione Calabria ha assegnato la competenza del Servizio Idrografico all' Agenzia Regionale per la Protezione dell' Ambiente (ARPACAL).

Le mutazioni normative e di collocazione istituzione del servizio idrografico derivano, oltre che al generale decentramento dalla funzioni amministrative introdotto in Italia dalla metà  degli anni '90 in poi, anche dall' evoluzione tecnologica che ha notevolmente cambiato le natura del Servizio Idrografico rispetto all' inizio del secolo scorso, quando fu istituito. A partire dai primi anni '80, infatti, l'introduzione di stazioni di rilevamento automatiche rese possibile l' acquisizione di nuove tipologie di dati, l' aumento delle frequenze di rilevazione dei dati e soprattutto la loro rilevazione in tempo reale. In particolare quest' ultimo aspetto, ossia la disponibilità  immediata del dato, ha trasformato sempre di più la natura del Servizio Idrografico da un servizio dedito alla raccolta di dati con fini di studio verso un servizio di supporto alle strutture di protezione civile nella gestione dell' allertamento per possibili fenomeni di dissesto idrogeologico.

La consapevolezza dell' importanza della creazione di strutture operative capaciti di interpretare i dati rilevati in tempo reale (e non solo di rilevarli) apparve a tutti chiara dopo le tragedie di Sarno (SA) del 5 maggio 1998 e di Soverato (CZ) del 10 settembre 2000.

Questi tragici eventi, diedero il via ad una serie di provvedimenti organizzativi e normativi (tra cui l' Ordinanza di Protezione Civile n. 3081 del 12 settembre 2000 che istituì il Centro Funzionale Meteoidrologico per la Regione Calabria) che si completarono con l' emissione della Direttiva del Presidente del Consiglio del 27 febbraio 2004, a seguito della quale le varie Regioni italiane stanno attivando i propri centri funzionali.


 

I compiti del centro

 

Il Centro Funzionale Meteorologico, Idrografico e Mareografico della Regione Calabria svolge la funzione di supporto tecnico-scientifico alla decisione per la gestione di emergenze di protezione civile.

I compiti ed il ruolo del Centro sono definiti, dal punto di vista normativo dalla Direttiva del Presidente del Consiglio del 27 febbraio 2004 e dalla Direttiva sul Sistema di allertamento per il rischio idrogeologico ed idraulico in Calabria e possono essere riassunti in:

  • Attività  previsionale:
    • valutazione, sostenuta da modellistica numerica, della situazione meteorologica, idrologica, idraulica attesa e dei previsti effetti al suolo;
  • Attività  di monitoraggio e sorveglianza:
    • osservazione quantitativa, attraverso una rete di stazioni di monitoraggio diffuse su tutto il territorio regionale dei fenomeni in atto;
    • previsione a breve dei relativi effetti attraverso il now casting meteorologico e/o modelli si simulazione afflussi-deflussi inizializzati anche con misure rilevate in tempo reale
  • Attività  di analisi e studio:
    • costante sviluppo della modellistica previsionale
    • analisi delle principali condizioni di rischio
    • gestione del sistema informativo di interscambio dei dati raccolti per finalità  di pianificazione, programmazione e progettazione
    • redazione di rapporti sugli eventi meteorologici più rilevanti sul territorio regionale ecc.

Il centro inoltre svolge le funzioni del Servizio Idrografico e Mareografico, trasferito dallo Stato alla Regione ai sensi del D.L.vo n. 112 del 31.3.1998 ed in particolare:

  • provvede al rilievo sistematico e alle elaborazioni delle grandezze relative al clima terrestre;
  • provvede al rilievo sistematico dei corsi d'acqua;
  • provvede al rilievo sistematico ed alle elaborazioni delle grandezze relative ai deflussi superficiali;
  • provvede alla pubblicazione sistematica, alla fornitura ufficiale dei dati e degli elementi osservati ed elaborati nonchè alla pubblicazione di cartografie tematiche;

Esso partecipa, inoltre, al Comitato Tecnico dell' Autorità  di Bacino Regionale

 

L' attività  del centro

 

Il ridotto tempo di preannuncio necessario e i tempi di risposta idrologici dei bacini calabresi che spesso non eccedono le 24 ore, impongono l' osservazione delle misure di precipitazione disponibili in tempo reale, ma un sistema di valutazione, basato solo sulla pioggia caduta ed osservata dai pluviometri, non potrebbe garantire un preannuncio efficace perchè la predizione precederebbe di poco l' evento.

Di conseguenza la predizione deve utilizzare non solo le osservazioni di pioggia, ma anche la previsione delle stesse derivanti da modelli di circolazione atmosferica, e tutte le altre osservazioni (satellitari e da radar meteorologico), che consentono di ridurre il grado di incertezza.

Il Centro funzionale, quindi, in collaborazione con Centri di Competenza nazionali e regionali sviluppa tecniche per la gestione operativa di situazioni ad alto rischio a rapida evoluzione temporale, per migliorare la previsione idrometeorologica a brevissimo ed a breve termine, per sperimentare sistemi modellistici per l' utilizzo integrato di osservazioni convenzionali e non convenzionali, per valutare gli effetti al suolo.

L' attività  di monitoraggio e sorveglianza si basa:

  • sulla ricezione dati convenzionali e non convenzionali
    • Osservazioni in tempo reale provenienti dalla fitta rete di stazioni in telemisura gestite dal Centro (misure a terra di altezze di precipitazione e di livelli idrometrici, pressione atmosferica, l' umidità  e temperatura dell' aria, la velocità  del vento e direzione del vento ecc.)
    • Osservazioni dai satelliti (Meteosat e satelliti ad orbita polare)
    • Previsioni meteorologiche con modelli di circolazione atmosferica sia a scala globale (GCM) che ad area locale (LAM).
    • Radar meteorologici (in corso di attivazione)
    • Sistema di rilevamento dell' attività  elettrica in atmosfera (fulmini) in tempo reale
  • sulla elaborazione dati
    • visualizzazione dei dati su piattaforma GIS,
    • validazione delle previsioni,
    • modellistica idrologica ed idraulica
  • sulla individuazione livelli di allerta e diffusione dellâ' informazione
    • I livelli attesi o osservati di precipitazione sono comparati con le soglie di allerta predefinite. Gli output dei modelli di simulazione e le altre informazioni disponibili sono utilizzati per valutare possibili situazioni di crisi in particolare punti del territorio. La valutazione di possibili situazioni di pericolosità viene comunicata alla sala operativa regionale di protezione civile, ai fini del successivo allertamento del sistema di protezione civile